Articolo a favore della revisione del codice penale con il principio “Solo sì significa sì”.
Quando qualche mese fa la nostra capogruppo in Gran Consiglio, Alessandra Gianella, mi ha invitato a seguire la campagna “Solo sì significa sì” (che chiede la revisione del Codice penale in ambito di reati sessuali), non immaginavo che un cambiamento così semplice del Codice penale trovasse tanta resistenza in Svizzera.
Chiedere che per ogni rapporto sessuale vi sia il consenso di tutti i soggetti coinvolti nell’atto è l’unica forma che garantisce una reale autodeterminazione sessuale delle persone.
Dovrebbe essere palese ed accettato da una grandissima e trasversale maggioranza politica. Invece, non è così scontato. Ancora nel 2022 in Svizzera bisogna creare importanti mobilitazioni di associazioni (in primis Amnesty International) e personalità, per chiedere quello che è Legge in tutti i Paesi a noi vicini.
Siamo nel 21esimo secolo e non si può pensare che la sensibilità dell’opinione pubblica non sia radicalmente cambiata in ambito di reati sessuali. Per questo il Codice penale deve essere modificato con il principio “Solo il sì significa sì”. Perché qualsiasi rapporto sessuale deve nascere dal consenso e dal desiderio delle persone che lo vogliono vivere. Mantenere zone grigie in questo ambito, non è solo anacronistico, ma lesivo di quella nuova coscienza di donne e uomini maturata negli ultimi decenni, che ha portato le persone a vivere la sessualità senza forme di costrizioni.
La modifica del Codice penale che fra qualche giorno il Consiglio nazionale è chiamato ad approvare (dopo che il 21 ottobre scorso la Commissione degli Affari Giuridici della Camera bassa ha approvato la soluzione “Solo sì significa sì”), è un atto dovuto, che porterebbe la Svizzera ad avere un Codice penale sui reati sessuali simile a Paesi come Germania e Francia. Per di più, diciamolo, questa è una riforma “a costo zero”, che non genererà nessun nuovo onere allo Stato. Dunque si può riformare, migliorando la tutela delle persone e i loro Diritti, senza aumentare la spesa pubblica!
Allora perché non sposare questa importante riforma? Per lasciare zone d’ombra che i Tribunali poi dovranno faticosamente risolvere, oppure per lasciare alla sinistra il “monopolio” della tutela dei diritti delle persone in ambito sessuale?
Come liberale radicale sono convinta che queste battaglie e queste riforme non debbano essere lasciate alla sinistra, ma fanno parte della tradizione di modernizzazione ed emancipazione degli individui e dello Stato che il Plr, sia a livello nazionale che a livello cantonale, ha sempre portato avanti. Il Plr si è sempre battuto per una modernizzazione della Svizzera e del Ticino e settimana prossima, se il Consiglio nazionale approvasse quello che la sua Commissione Affari Giuridici propone, la Svizzera farebbe passi avanti nella lotta ai reati sessuali attraverso la modifica del Codice penale con “Solo il sì significa sì”!