Un soffitto di cristallo: come mezzo secolo sta al diritto di voto

Se quando ti chiedono l’età corrisponde a mezzo secolo, la sensazione potrebbe assomigliare a un elevato tempo di vita già trascorsa. Se lo paragoniamo al traguardo faticosamente raggiunto nel 1971 per il suffragio femminile, ecco che la sensazione cambia soprattutto se paragonato con gli anni dal 1906 ad oggi del diritto di voto, riconosciuto alle donne dal primo Stato europeo. E pensare che la Svizzera è uno degli Stati più vecchi al mondo! Non si può negare che la rappresentanza politica è soggetta ad un importante divario di genere. Una situazione che continua a esserci anche in Svizzera come in altri Paesi nonostante lo sviluppo socio-economico sia alto e sussista una consolidata cultura democratica. Occorre infatti lavorare per un riequilibrio della presenza delle donne nel mondo politico e per abolire i vincoli di matrice culturale che impediscono un’equa rappresentanza tra i generi nei luoghi decisionali e che non consentono un percorso realmente paritario verso la rappresentanza. Una barriera invisibile come un soffitto di cristallo che ti permette di vedere ciò che sta al di là, ma che di blocca il passo. La politica della parità è un approccio liberale!

Concludo utilizzando un pronostico sportivo: non si può vincere se la metà della squadra rimane negli spogliatoi.

Purtroppo, i fatti dimostrano, ancora oggi, che in teoria le donne possono contare sulle medesime opportunità degli uomini ma in realtà e cosa ben diversa. 

Le prime rivendicazioni paritarie furono avanzate in nome delle idee del pensiero liberale e democratico affermatosi in ambito filosofico e nei settori più avanzati dell’Illuminismo. Grandi figure dell’Illuminismo come Montesquieu, Voltaire, Rousseau, Diderot, contribuirono a questo dibattito.

Se andiamo ancora più indietro nei secoli, fu la Repubblica Corsa nell’anno 1755 a riconoscere il diritto di voto alle donne.

In misura minore la differenza di genere è presente anche in ambito lavorativo e professionale ma non si giustifica la disparità di trattamento salariale, la possibilità di carriera, l’accesso alle donne di occupare posti gerarchici elevati soprattutto in ambiti tradizionalmente maschili. Pur essendoci dei ruoli di vertice affidate a donne, la sproporzione con la componente maschile è evidente ed inequivocabile.

Roberta Passardi, deputata PLR in Gran Consiglio

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